Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
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sabato, aprile 12, 2008

G.B. Sammartini: intervista a Alessandra Rossi Lürig

Alessandra Rossi Lürig è direttore artistico della Fondazione Arcadia e direttore musicale della prima registrazione mondiale del CD Brilliant dedicato alla figura di Giovanni Battista Sammartini .

Come nasce l’idea del “progetto Sammartini” e la collaborazione con la prolifica etichetta olandese budget-price Brilliant?
L’idea nasce fin dall’esordio dell’attività della Fondazione, nel 2001. Si tratta di un progetto che comprende la pubblicazione di inediti, l’esecuzione dei medesimi in concerto e la registrazione discografica di alcune opere scelte. Brilliant Classics è una delle pochissime case discografiche interessate alle integrali, o a progetti di questo tipo, che prevedano la pubblicazione di una serie di opere di un compositore, con una particolare attenzione agli autori meno noti o agli inediti; la scelta è dunque stata naturale. Giovanni Battista Sammartini è considerato il padre della moderna sinfonia, l’ispiratore dello stile di Haydn, come disse profeticamente ai suoi tempi il boemo Mysliveceek, amico di Mozart.
Quali sono secondo lei le ragioni che portarono Sammartini a codificare questo nuovo genere?
Sicuramente la situazione artistico-musicale nella quale si è sviluppato il suo talento. Ricordiamo che Milano vantava la grande orchestra del Teatro Ducale, varie orchestre impiegate nelle chiese, un importante presenza di quelli che si chiamavano professori di sinfonia, l’Accademia Filarmonica, i concerti sinfonici all’aperto che si tenevano al Castello Sforzesco (di cui Sammartini e il suo gruppo di strumentisti furono i protagonisti indiscussi): tutto ciò da’ un’idea del fertilissimo humus strumentale milanese. Nell’introduzione al bellissimo volume “Giovanni Battista Sammartini and his musical environment” (Brepols, Turnhout, 2004), la studiosa sammartiniana Anna Cattoretti ricorda che le traversie economiche dell’Italia settentrionale nel periodo seguente alla morte di Sammartini impedirono il successivo sviluppo di questa tradizione sinfonica creatasi intorno al grande milanese. In questo contesto spicca, dal punto di vista storico, la città di Milano, città forse più associata al melodramma che non alla musica strumentale del Settecento, al teatro Alla Scala e a Verdi. Cosa possiamo dire al riguardo? ROSSI - Milano fu centro di un’intensa produzione strumentale durante quel periodo, dovuta alle particolari condizioni ricordate sopra. Tale intensa produzione era riconosciuta e nota all’estero, come documentano numerose testimonianze coeve. Ovviamente la musica vocale e la musica sacra rappresentavano come in tutta Italia un’importantissima parte del repertorio. Tuttavia l’apporto tipicamente milanese e più specificatamente sammartiniano riguarda la musica strumentale e in particolar modo la musica sinfonica, come già detto. Certamente le sinfonie di Sammartini furono precedute cronologicamente da quelle di Zani e di Brioschi, ma da un punto di vista artistico rappresentano il primo vero contributo al nascente gusto sinfonico così come si imporrà dalla scuola di Mannheim in poi. Numerose sono le analogie individuate ad esempio tra le sinfonie di Sammartini e quelle di Stamitz ed è dunque probabile che il boemo conoscesse lo stile del milanese. Come pure è dimostrato che Johann Christian Bach, attivo a Milano tra 1754 e 1762, fu influenzato dalla produzione sammartiniana. Almeno sino alla metà del xviii secolo la scuola sinfonica milanese, che scaturiva da Sammartini e dal gruppo di musicisti a lui legato, e che, secondo De Brosses era la più importante d’Europa, fornì infatti ai compositori di tutta Europa un modello sempre più perfezionato in grado di rispondere alle esigenze del nuovo gusto orchestrale.
La fondazione Arcadia è una realtà potremmo dire unica nel panorama milanese. In cosa consiste il vostro progetto di ricerca e come vengono pianificate le varie linee guida?
Il nostro progetto, come già accennato, si articola in tre fasi; pubblicazione, esecuzione, incisione. Per quanto riguarda la pubblicazione, essa avviene sotto la guida del nostro comitato scientifico: le esecuzioni e incisioni seguono questo lavoro musicologico. Non sempre le varie fasi coincidono cronologicamente: le sinfonie eseguite in questo CD verranno pubblicate l’anno prossimo, ad esempio, ma ovviamente sono già state sottoposte a correzione e trascrizione. Oltre ai concerti e alle incisioni discografiche, la Fondazione è molto attiva anche dal punto di vista editoriale attraverso l’emissione di spartiti che vengono proposti solamente dopo una scrupolosa ricerca filologica condotta sul testo.
Cosa può dirci al riguardo?
La Fondazione si avvale di un comitato scientifico di altissimo valore, del quale fanno parte Alberto Basso, Guido Salvetti, Friedrich Lippmann, Mariateresa Dellaborra, Teresa Gialdroni e Agostino Ziino. E’ il comitato che sceglie il repertorio da pubblicare e che segue scrupolosamente la cura delle edizioni. Le edizioni critiche vengono affidate a giovani studiosi specializzati in determinati autori - quali Sammartini - ma anche direttamente a membri del comitato (è di prossima uscita, ad esempio, un’edizione delle cantate profane di Giuseppe Sammartini, il fratello di Giovanni Battista, a cura di Mariateresa Dellaborra).
Cosa ne pensate della situazione della musica antica in Italia in generale e a Milano in particolare? Pensate che ci sia abbastanza offerta o si potrebbe fare qualcosa di più?
L’offerta di musica antica non è ancora sufficiente, e rimane un po’ dispersiva. Oltre a ciò, purtroppo (con qualche rara eccezione) è spesso scontata: pochissimo impegno è dedicato alla progettazione di programmi interessanti e vari. Troppo spesso la “musica antica” si riassume nei soliti quattro o cinque autori. Rilevo anche che la musica medievale e quella rinascimentale sono ormai quasi scomparse dalle programmazioni. Ritengo sia una situazione abbastanza deludente, che però ultimamente, grazie al festival MITO e alla rinnovata stagione di Musica e Poesia a San Maurizio sta gradualmente mutando, per lo meno per quanto riguarda la realtà milanese. Tutto questo fa ben sperare, ma siamo ancora molto in ritardo rispetto alle realtà di altri paesi europei come la Germania, la Francia e l’Olanda. I gruppi italiani di musica antica sono sempre più apprezzati all’estero e, nonostante il relativo ritardo della diffusione della musica antica eseguita con strumenti originali nel nostro paese, oggi la nostra offerta è qualitativamente piuttosto alta, anche dal punto di vista didattico. L’Orchestra Accademia d’Arcadia è in questo contesto un unicum. Non esiste a tutt’oggi un’altra orchestra stabile in italia specializzata in particolar modo sul repertorio galante-classico che suona con gli strumenti appropriati per quest’epoca (i quali lo ricordiamo sono diversi anche da quelli barocchi).
Com’è nata dunque questa idea?
E’ nata seguendo quello che è il nostro repertorio di elezione: mentre il periodo barocco italiano è ampiamente frequentato, la seconda metà del Settecento è del tutto negletta, basti pensare alla grande scuola napoletana. Per poter eseguire questo repertorio, abbiamo creato questo gruppo il cui scopo è quello di dedicarsi proprio a questo preciso periodo storico. Ricordiamo che le strutture formali e il linguaggio di questo repertorio sono profondamente diverse da quello barocco: troppo spesso si “barocchizzano” autori che di fatto appartengono a tutt’altro periodo stilistico. Non si tratta dunque solo dell’uso di strumenti d’epoca adeguati, ma anche di un’impostazione interpretativa acconcia. Per tornare a Sammartini, ad esempio, occorre tener presente della linea di trasformazione e rinnovamento nella quale si pone la sua produzione: la sua musica sinfonica è il risultato della volontà di aggiornare i mezzi espressivi e formali della sua arte: non si può non tener conto di questi fattori nella proprie scelte interpretative.
Come ha risposto il pubblico milanese nei vostri confronti? Lo scorso settembre siete stati ospiti della prima stagione del MITO. Che bilanci potete trarre oggi, all’inizio di questo nuovo anno?
Siamo stati felici di poter partecipare a MITO e alla stagione di Musica e Poesia a San Maurizio, non è facile per noi proporre repertori “alternativi”: è necessario trovare degli organizzatori attenti e curiosi. La risposta del pubblico ci suggerisce che la comune idea che questa sia una musica per pochissimi eletti è del tutto infondata: per quanto ci riguarda non possiamo che dichiaraci felici dell’affluenza e del sostegno di un pubblico assai numeroso. Credo che i tempi siano maturi per “osare” proporre anche un repertorio, diciamo così, meno frequentato.
Quali sono i vostri progetti futuri? La collaborazione con l’etichetta Brilliant è destinata a protrarsi nel tempo?
Continueremo il progetto Sammartini che ora si è allargato: un piano di ricerca e pubblicazione si sta sviluppando insieme alla musicologa israeliana Bathia Churgin, (la maggiore esperta mondiale di Sammartini), con l’Università di Friburgo in Svizzera, e con alcuni studiosi tedeschi e italiani. Naturalmente abbiamo anche in progetto di occuparci di altri compositori (Bononcini e Cimarosa, ad esempio), sempre nell’intento di riportare alla luce capolavori ancora inediti e di eseguirli. Come dicevo poc’anzi, la casa discografica Brilliant Classics è particolarmente sensibile a questi progetti. Punto di forza della Brilliant è anche la capillare distribuzione in tutto il mondo e il prezzo contenuto: caratteristiche ideali, secondo me, a diffondere musica fino ad oggi ignota o poco frequentata. La nostra collaborazione con Brilliant è dunque sicuramente destinata a durare nel tempo.

intervista di Gabriele Formenti (www.altafedelta.tv) (Febbraio 2008)

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