Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
Curarsi con la musica senza necessariamente ricorrere al suono...

sabato, giugno 17, 2006

Lodovico da Viadana: le Canzonette a tre voci

Le Canzonette o tre voci di Fra' Lodovico appartengono a quel particolare periodo che vede il morire di un'epoca e la nascita di un'altra. Ma come sempre accade nella normale evoluzione storica e sociale dell'uomo, un'epoca non soppianta mai integralmente l'altra, ma prende avvio da un terreno culturale comune creando sì da ciò che è stato, ma mutandone poi lentamente caratteri, stili e forme.
Composte nel 1594 e pubblicate a Venezia presso Ricciardo Amodino, le Canzonette sono appunto un'opera che, con grande chiarezza di intenti, crea quell'ideale estetico-culturale che fa da trait d'union tra rinascimento e barocco, inserendosi a pieno titolo tra le prime pagine barocche del secolo che condurranno di lì a poco alla produzione monteverdiana. L'opera profana rimasta del celebre frate viadanese, forse più famoso per i suoi Concerti Ecclesiastici, purtroppo per noi è limitata a ben poche composizioni: si contano un madrigale a cinque voci, due canzonette a 4 voci appartenenti ad un libro composto nel 1590, una canzonetta a 3 nella raccolta dei Vincenti del 1598 e le Canzonette a tre voci del 1594 qui proposte per la prima volta. L'organico vocale, nelle varie canzonette, non è stabilito dall'autore, ma si evince dall'ambito vocale: ecco perché nella sequenza adottata vi è gran varietà. La presenza degli strumenti, non prevista in partitura, è una prassi d'epoca che abbiamo voluto assolutamente rispettare. La presenza evidente dei violini dà naturalmente una luce più barocca alle canzonette; non dimentichiamo che ci troviamo in area lombarda a soli 50 Km da Cremona, patria dei più grandi costruttori di violini, Il copostipite della famiglia Amati, Andrea, aveva già consegnato i suoi strumenti oltralpe (nel 1556 costruì alcuni strumenti per Carlo IX di Francia, figlio di Caterina De' Medici).
Molti musicisti abbandonarono lentamente l'uso delle più rinascimentali viole da gamba per indirizzarsi verso una maggiore incisività dinamica e varietà di fraseggio proprie del periodo barocco. Il violino è l'elemento trainante della musica strumentale e non del primo '600; crediamo basti citare G. B. Fontana e Salomone Rossi per fugare ogni dubbio in proposito.
Se da un lato Michael Praetorius, nel suo Syntagma Musicum, dà assoluta libertà al maestro concertatore noi, peraltro, non abbiamo voluto optare per un atteggiamento privo di regole, al contrario abbiamo adottato un criterio interpretativo ben chiaro in tutte le canzonette: l'attenzione al testo e l'imitazione, o meglio, l'aderenza al modello vocale nei ritornelli strumentali e nei "tutti". Anche la scelta di coinvolgere quasi tutti gli strumenti che appartengono alla prima fase del barocco, che per accezione comune inizia nel 1580 e termina nel 1630, non è stata affatto casuale. Scritte quando Fra' Lodovico era maestro di cappella del duomo di Mantova, le Canzonette furono dedicate al conte G.Pepoli, suo protettore, La freschezza solare di alcune e la drammaticità di altre ci mostrano un musicista al passo coi tempi, nonostante l'abito, anzi in alcune lo vediamo come tedoforo della luminosità barocca, paragonabile senza esitazioni a quella del coevo e più celebrato Monteverdi.
Le imitazioni e la scrittura morbida ed elegante molto attenta alle rispondenze fra testo poetico e musicale, ci pongono davanti ad una nuova considerazione del rapporto fra musica e poesia che, di lì a poco, sarà l'argomento principale di tutti i salotti colti del XVII e XVIII secolo. Comunemente le canzonette vengono definite come la naturale evoluzione delle più rustiche villanelle e progenitrici del madrigale, ma dato per scontato che le canzonette e i madrigali coesistevano, è bene precisare l'importanza culturale della "forma canzonetta".
I recenti lavori di Concetto Assenza e soprattutto un articolo di Massimo Ossi, apparso sul Journal of America Musical Society, hanno dato una nuova e più alta considerazione alle canzonette nella musicologia internazionale. Così questa forma della polifonia profana italiana acquista importanza assoluta e, sino ad oggi, neppure immaginata.
L'opera di Lodovico, pur non essendo paragonabile ai più aulici madrigali seicenteschi che rifuggono gli artifici contrappuntistici del recente passato musicale per riallacciarsi invece all'ideale della musica greca (N.Vicentino, V.Galilei) ha sicuramente segnato una tappa importante nel panorama musicale non solo di quel tempo ma nei secoli a venire.
 
di Giovanni Battista Columbro (note di copertina al CD Stradivarius STR 33387)

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