Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
Curarsi con la musica senza necessariamente ricorrere al suono...

lunedì, maggio 01, 2006

Sciostakovic su Stravinskij

In Stravinskij la struttura aggetta come fosse un'impalcatura. Manca la scorrevolezza, non ci sono ponti naturali. E' una cosa che mi riesce irritante, d'altro canto questa chiarezza architettonica rende più facile l'ascolto. Dev'essere questo uno dei segreti della sua popolarità...
Sciocco chi pensa che negli ultimi anni di vita la qualità delle sue composizioni sia peggiorata: pure calunnie dettate da invidia. A mio giudizio è avvenuto proprio il contrario. A non andarmi giù sono le prime opere, per esempio il Sacre: è piuttosto rozza, in larga misura scientemente volta all'effetto esteriore e priva di sostanza vera. E lo stesso devo dire dell'Uccello di fuoco, una pièce che considero francamente sgradevole. Pure, Stravinskij è l'unico compositore del nostro secolo che oserei dire grande senza esitazioni... Tutt'altra questione è quanto russo egli fosse. La sua concezione etica è europea, come mi sembra evidente dalle sue memorie: tutto ciò che dice dei suoi genitori e colleghi è europeo. Un atteggiamento che mi è estraneo. Anche l'idea che Stravinskij ha del ruolo della musica è in tutto e per tutto europea, segnatamente francese. Quando Stravinskij è venuto da noi, in Russia, lo ha fatto da straniero e sembrava addirittura incredibile che fossimo nati a due passi di distanza, io a Pietroburgo e lui poco lontano.

Dimitri Schostakovic (Musica Viva, Anno VI n.4, aprile 1982)

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