Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
Curarsi con la musica senza necessariamente ricorrere al suono...

venerdì, gennaio 13, 2006

Brahms: l'architetto delle Sinfonie

In una lettera indirizzata da Robert Schumann al violinista Joseph Joachim è racchiuso uno dei ritratti più affascinanti di Brahms: "Dov'è Johannes? Si trova presso di voi? Vola alto oppure è soltanto sotto i fiori?". Eppure pochi altri musicisti al pari di questo amburghese sapevano circolare nella realtà. Ma non era colpa sua se questa vecchia e tanto citata realtà - fatta da cose, uomini, pensieri, bestie e suoni - era completamente in crisi. Lui la cercò ovunque. Amò le passeggiate, coltivò il celibato e la bellezza femminile, scovò dai suoni le estreme armonie romantiche e per ultimo potè offrirle a qualche donna. Poi capì che l'unica soluzione era quella di vivere a Vienna, pur amando i sapori del Nord, pur avendo nell'anima l'astrazione e la potenza degli antichi organisti che lasciarono i loro messaggi in quelle cattedrali alte, fredde e perfette.
Brahms piace. Piace a tutti. La sua musica non delude alcun ascoltatore. Egli seppe racchiudere tutto nella forma. Sentite le quattro Sinfonie e vi accorgete che la sua architettura sa stupire per la capacità di disporre le forme. Sentite i Concerti - due per pianoforte, uno per violino e uno per violino e violoncello - e vi accorgerete, ancora una volta, che la forma è riverita al pari di una gran dama. Non trovate una nota che possa disturbare i suoi intenti, Persino nei Capricci Brahms non si concede distrazioni particolari. Ve ne sono di cupi, di amabili, di misteriosi e di sinistri, ma sempre essi sono un ordinato e formale colloquio col mistero.
Prendete, ad esempio, il Capriccio in Si minore "Allegretto non troppo" in 2/4. E' uno dei più noti. Ha un carattere amabile, grazioso vi ricorda Schubert. In esso potete inseguire tre idee.
Lasciate pur perdere la prima in Si e la seconda in Re, passate alla terza, in Do. Brahms sembra dire: "Rilassatevi" vi offre qualcosa di più tranquillo e meno danzante dei primi due momenti. Il ricamo che egli sa compiere intorno al Do è, tuttavia, melodico, carico di espressione. Infine egli versa sui vostri nervi una camomilla: è l'episodio centrale di distensione, che assomiglia al trio di uno Scherzo. Vi ha servito. Il musicologo vi dirà che nel brano si notano le qualità di uno studio di Chopin. Credetegli pure. In realtà Brahms vi ha stregato con un semplice incastro di forme.
Le forme piacciono, è inutile negarlo. Piacciono nel genere umano, nella natura, nei cibi, le amate senza accorgervi in musica. Brahms ve ne offre a volontà. Del resto, altro non poteva fare. La sua vita fu una forma ordinata. Nè poteva essere altrimenti in quella Vienna che era un osservatorio privilegiato per occhieggiare l'agonia delle vecchie forme del mondo e per assistere alla continua danza delle forme più alte della musica, quelle che da Mozart in poi avevano fissato la loro residenza nella capitale austriaca.
Mancava da tempo una monografia soddisfacente su Brahms. Se si esclude un lavoro del 1980 di Sergio Martinotti, occorre ritornare agli Anni Cinquanta per trovare un'opera soddisfacente sul musicista amburghese. Si tratta di una singolare lacuna della nostra editoria musicale una lacuna che ora viene colmata con un classico. Scelta migliore non poteva essere fatta da Claudio Casini che ora ospita nella collana "La Musica" dell'editore Rusconi il "Brahms" di Claude Rostand (fu critico musicale del "Figaro litteraire"). Il libro vide la luce a Parigi per la prima volta, in due volumi, nel 1954-55 tra pochi giorni sara' nuovamente in libreria. Eccolo tradotto (è stata giustamente omessa una parte iniziale dedicata a "Brahms e la Francia") ed ecco un estratto quale anticipazione, Parleremo della Prima Sinfonia aggiungendo il ritratto che Florence May, allieva di Clara Schumann, ci ha dato di Brahms.
Non noterete notizie strabilianti, Perchè frugare nell'intimo di Brahms è come tagliare una forma. E inseguire i suoi giorni equivale ad osservare una forma che si plasma.
Rientrato a Vienna all'inizio dell'autunno del 1875, Brahms vi conduce, con tutta probabilità, una vita di lavoro tranquilla e senza storia. Sappiamo molto poco su di lui per quanto riguarda i mesi che seguono. Assai verosimilmente, i suoi sforzi sono puntati su quello che sarà il prossimo, grande avvenimento della sua carriera: la composizione di una sinfonia, o, meglio, di due sinfonie, che vedranno la luce l'una dopo l'altra.
Il silenzio, la vita ritirata, si spiegano del resto con il fatto che Brahms - che ha in mente da molti anni progetti per sinfonie - nutre timori per un genere così impegnativo. Certo, la prova costituita dalle Variazioni su un tema di Haydn è stata incoraggiante ma le esitazioni restano. Sono necessari ancora alcuni mesi di riflessione e di lavoro prima della decisione definitiva.
Questa pausa viene interrotta da un giro di concerti, dopo le festività natalizie, trascorse in relativa solitudine a Vienna. La tournée e prevede dapprima l'Olanda, esattamente Utrecht, dove il 22 gennaio Brahms suona il proprio Concerto in re minore e dirige le Variazioni op.56: l'accoglienza è ottima, sia al compositore che al direttore-pianista.
Il concerto è anche l'occasione per un soggiorno a Utrecht, ospite del professor Engelmann, che gli resterà sempre devoto e col quale intreccerà una fitta corrispondenza: a lui Brahms dedicherà l'ultima composizione in ordine di tempo, il Quartetto op.67 per archi. Il soggiorno olandese rimarrà per il musicista uno dei ricordi più affascinanti, non solo per l'esito del concerto, ma soprattutto per quegli amici, per le passeggiate in campagna fatte in loro compagnia, per le discussioni fino a tarda ora, per i giochi spensierati insieme con i loro bambini.
La tournée lo porta successivamente in parecchie città tedesche: Munster, Wiesbaden, Mannheeim, Coblenza, Francoforte, per tutto il mese di febbraio 1876. Lo accompagna un giovane artista, Georg Henschel, cantante, pianista e compositore.
Henschel, nativo della Germania del Nord, diventerà in seguito direttore dell'Orchestra Sinfonica di Boston e poi ancora, come Sir George, insegnante di canto alla Royal Academy di Londra. All'epoca a cui ci riferiamo Henschel non ha che ventiquattro anni. Ed è a lui che tocca, in un certo senso, il ruolo del cronista di questa tournée brahmsiana, durante la quale interpreta come baritono alcuni Lieder del musicista.
Nelle sue Personal recollections of Johannes Brahms and pages from a journal kept by George Henschel, pubblicate in inglese a Londra nel 1907, Henschel riferisce che nel concerto a Munster del 5 febbraio egli si esibì accompagnato al pianoforte da Brahms il quale, dal canto suo, diresse il Triumphlied ed eseguì al pianoforte, sotto la direzione dell'amico Grimm, il Concerto in re minore. Anche a Mannheim - è sempre Henschel a riferirlo - il compositore suonò lo stesso concerto mentre a Coblenza interpretò il concerto di Schumann e la parte pianistica nella Fantasia corale di Beethoven.
E' proprio a Coblenza che Brahms pronunciò una frase - divenuta celebre - che gli è stata attribuita successivamente in occasioni diverse.
Ecco com'è andata veramente la storia: dopo il concerto, il consigliere Wegeler condusse i due artisti a visitare le sue celebratissime cantine, con conseguente degustazione. Wegeler racconta che a un certo momento tutti osservarono un religioso silenzio respirando l'aroma di un vecchio e prezioso vino di Rauenthal, riservato alla fine del pasto. Lo stesso consigliere ne approfittò per un brindisi solenne. "Sì, signori", disse alzando il bicchiere "Brahms è tra i compositori ciò che il Rauenthaler è tra i vini". "Bene", rispose Brahms "adesso portateci una bottiglia di Bach".
A Mannheim, dunque, Brahms suona di nuovo il proprio concerto, stavolta sotto la direzione dell'amico Ernst Frank, durante una serata in abbonamento. Henschel dà notizia anche del soggiorno a Wiesbaden, particolarmente piacevole. Brahms vi ottiene un successo enorme e particolari accoglienze suscita il Concerto in re minore. Il langravio di Assia si entusiasma per il musicista, del quale resterà sempre uno dei più fervidi sostenitori. La principessa di Assia-Barchfeld, che ha offerto una cena dopo il concerto, chiede che ne venga organizzato un altro l'indomani: Brahms suona il pianoforte nel Quartetto in do minore e Henschel canta alcune delle Magelone Romanzen.
La tournée finisce il 28 febbraio e i due amici si separano a Francoforte. Henschel parte per Berlino e Brahms rientra a Vienna.
Pochi gli avvenimenti dei tre mesi successivi, se si eccettua un articolo di Hanslick sulla "Neue Freie Presse", all'inizio di maggio, in cui si annuncia che Brahms è stato nominato dottore honoris causa dall'Università di Cambridge. "Una piacevole avventura" dira' Brahms in seguito. Ma l'avventura si spiega col fatto che la sua musica è penetrata già in Inghilterra, grazie anche ai buoni uffici della giovane ammiratrice Florence May.
Il 23 maggio, in casa di Clara Schumann, a Berlino, il violinista Joachim - dopo una fitta corrispondenza con Brahms - organizza una prima esecuzione privata del terzo Quartetto per archi ma il musicista non è presente. L' esecuzione viene ripetuta il 4 giugno nel corso di un'audizione semipubblica, sempre a cura di Joachim.
Pochi giorni dopo, all'inizio della seconda settimana di giugno, Brahms arriva all'improvviso a Berlino. Si stabilisce per qualche giorno da Clara e il 12 si trasferisce a Sassnitz, nell'isola di Rugen, scelta come residenza estiva per quell'anno, dove Brahms ritrova il cielo, la terra e il Mare del Nord - tanto amati in gioventù - oltre a quel platt deutsch (tedesco settentrionale) che era stata la rude parlata di suo padre.
Rugen, la maggiore isola tedesca, è situata non lontano dalla costa del Meclemburgo nel Baltico, a nord-ovest dello sbocco della Oder, vicino all'isola Wollin, dove la leggenda colloca quella città tedesca di Ys, Vineta, che Brahms - ispirato dalla poesia di W.Muller - aveva cantato nei suoi cori opus 42. Anche Rugen è una località leggendaria. E' ancora possibile vedervi una sorta di bastione fatto ad emiciclo, ove si dice che gli antichi abitanti offrissero sacrifici a Hertha.
L'isola è piuttosto bassa e la sua costa sabbiosa ricorda a Brahms le spiagge frisoni dell'infanzia. Tuttavia, l'ambiente è diverso da quello delle rive del Holstein, Rugen è protetta dalle isole della Danimarca, mentre la costa situata a nord di Amburgo è continuamente battuta dal vento di largo. All'interno, lande e paludi, ma anche bellissime foreste dai faggi giganteschi, inquietanti e pieni di magia.
All'epoca la popolazione era ancora alquanto primitiva e conservava i propri caratteri ancestrali. Composta in gran parte da marinai millantatori, spacconi, bevitori e crapuloni, l'isola era famosa - si dice - per il primato delle nascite illegittime. Più lento e più fatalista dell'abitante del Holstein, quello di Rugen era rimasto in uno stato più primitivo, perfezionando solo alcuni tratti speciali (il dialetto del luogo possiede centocinquanta modi diversi per dire "picchiare qualcuno").
Tutto ciò costituisce una cornice ideale per le laboriose vacanze di Brahms, che si sente a casa propria e allo stesso tempo sufficientemente spaesato in quest'isola poco frequentata dai turisti. Sassnitz è una piccola località situata in uno dei punti piu' accidentati dell'isola, all'uscita da un burrone scavato nelle Wissower Klinken, scogliere gessose, frastagliate, di una bellezza selvaggia, addolcita però dal mistero della vicina foresta.
Brahms trascorre in questi luoghi un'estate di cui conserverà a lungo il ricordo.
Più solitario che mai, fa grandi passeggiate lungo le coste accidentate dell'isola e, nel contempo, lavora alla prima sinfonia. L'isolamento è interrotto soltanto - piacevolmente, del resto - dall'arrivo del giovane Georg Henschel, che trascorre qualche giorno con lui. Finalmente delle vere vacanze. I due amici si alzano presto al mattino per fare escursioni si bagnano nelle insenature (la stagione era molto calda, come ricorda Henschel), con grandi gare di immersione per cercare sassi sul fondo. Si fa colazione all'albergo di Henschel, sulla piccola altura del Fahlrenberg la sera sulle amache, si ammira il tramonto, parlando un po' di tutto, di Wagner e del Vascello fantasma - la cui nave non doveva essere passata troppo lontana da quelle rive - di musica, di poesia, di filosofia.
Una domenica, poichè il tempo era variabile, i due organizzarono un concerto improvvisato nel salone dell'albergo, destinato ai pochi villeggianti presenti: Brhams era al pianoforte e Henschel cantò alcuni Lieder di Beethoven, Schubert, oltre che di Johannes. L'indomani il cielo recava ancora tracce del temporale. Henschel doveva partire. Lo stesso Henschel racconta di non aver mai dimenticato quella separazione: un quadro composto solo "dalla landa, dalle nuvole ..... e da Brahms".
Portata quasi a termine la Prima sinfonia e approvata la stampa del quartetto in si bemolle maggiore, il musicista lascia Sassnitz verso metà settembre e si trasferisce per l'autunno a Lichtental dove ritrova - a contrasto con la solitudine nordica - l'elegante animazione di Baden-Baden, gli amici di sempre e l'intensa vita musicale della piccola capitale Karlsruhe.
A fine ottobre viene a sapere che il Quartetto Joachim, il giorno 30, aveva eseguito per la prima volta in pubblico, a Berlino, il terzo Quartetto per archi, con un'accoglienza soddisfacente. Un mese dopo, lo stesso lavoro doveva essere presentato al pubblico viennese nell'esecuzione del Quartetto Hellmesbergr.
Brahms non aveva avuto la possibilità di essere presente a Berlino, preso com'era dal grande avvenimento che si stava preparando: la prima esecuzione della prima sinfonia, portata a termine di recente.
Il 4 novembre 1876 l'orchestra granducale di Karlsruhe diretta da Dessoff ne dà la prima esecuzione: è stato lo stesso Brahms - come già avvenuto per parecchie delle precedenti composizioni - a voler presentare la nuova partitura in una città che gli si è sempre mostrata favorevole e dove c'è a disposizione un'orchestra che lavora bene e ama la musica.
L'esperimento è utilissimo, perche' tre giorno dopo, il 7 novembre, Brahms dirige la sua sinfonia a Mannheim, e la settimana successiva a Monaco. Altre esecuzioni dovevano succedersi nei mesi a venire: Lipsia il 18 gennaio, Breslavia il 23 gennaio, sempre sotto la direzione dell'autore Cambridge l'8 marzo con la direzione di Joachim. Grande successo ovunque, salvo a Monaco, una città che - malgrado gli sforzi di Hermann Levi e di Franz Wullner - si era mostrata sempre alquanto tiepida verso le composizioni brahmsiane. Ma la "grande prima" resterà quella di Vienna, alla Gesellschaft, il 17 dicembre 1876.

di Armando Torno (Il Sole 24 Ore, 7/9/1986)

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