Omeopatia musicale: pillole per attenuare il male dell'insensibilità culturale dilagante.
Curarsi con la musica senza necessariamente ricorrere al suono...

giovedì, dicembre 29, 2005

Raffaele Ariè: "The Rake's Progress"

Molti anni fa ero a New York per il mio debutto americano nel Faust di Gounod. Da bravo europeo, mi sentivo spaesato e con un po' di nostalgia per le nostre care abitudini.
Ghiotto come sono per la cucina balcanica, volevo rasserenarmi cercando a destra e a sinistra un "posticino" che potesse soddisfare le mie debolezze gastronomiche. Finalmente, mi venne indicato l'indirizzo di un ristorante nella 57esima strada, che molto speranzoso raggiunsi immediatamente.
Il locale era piccolo, ma accogliente, nonostante fosse quasi vuoto. Al tavolo non lontano dal mio, sedevano chiacchierando due persone, un ometto piccolo ed occhialuto ed un signore alto e smilzo, completamente calvo.
Quando tentai di ordinare al cameriere il mio piatto preferito mi trovai in serie difficoltà, giacché il buon uomo non parlava nessuna lingua straniera. Provai in italiano, francese, spagnolo, senza alcun successo, ma quando alfine gli chiesi se parlava forse il russo l'ometto occhialuto, che evidentemente aveva seguito la gustosa scenetta, s'intromise ed in purissima lingua russa mi chiese se poteva essermi utile.
Rallegrato da quel provvidenziale intervento, spiegai quali fossero le mie brame "culinarie".
Lui allora, rivolgendosi al cameriere monolingue, ordinò in inglese il piatto da me desiderato.
Tra di noi si stabilì così una breve e piacevole conversazione. L'ometto volle sapere da dove venivo e perché mi trovavo a New York e quando seppe che stavo per debuttare nel ruolo di Mefistofele, drizzò ancor più le orecchie e tradusse la nostra conversazione al suo amico smilzo.
Con mia somma sorpresa m'invitarono gentilmente a giungermi al loro tavolo. Intimidito, mi sentii un po' a disagio, ma accettai con sollievo il loro invito.
Mi presentai con nome e cognome e loro fecero altrettanto, e alzandosi in piedi, l'ometto indicò lo smilzo dicendo: "Le presento il maestro Mitropoulos" ed indicando se stesso aggiunse: "Il mio nome è Igor Stravinsky"!
Impietrito, mi accasciai sulla sedia e rimasi ammutolito.
Ci volle parecchio prima che io potessi riprendere il controllo di me stesso.
Intanto, il grande maestro volle sapere tante cose sulla mia carriera e mi disse che stava scrivendo un'opera dove c'era anche un ruolo di basso, e sarebbe venuto, senz'altro, in teatro a sentirmi.
Poi più tardi ci congedammo, dopo aver passato una piacevolissima serata assieme.
La mia tournée americana si svolse positivamente e presto dimenticai la promessa fattami e tornai in Italia. Stavo cantando alla Scala, quando dopo alcuni mesi, il segretario generale mi chiamò per comunicarmi, che il maestro Stravinsky mi aveva richiesto per la "Prima" mondiale della sua nuova opera The Rake's Progress (La Carriera di un libertino)!
Così, per un piccolo "peccato di gola" ebbi la grande soddisfazione di prendere parte alla "storica prima" alla Fenice di Venezia, diretta dallo stesso, "ometto occhialuto" che avevo conosciuto nel piccolo ristorante greco di Manhattan.

Raffaele Ariè (da "Ricordi teatrali")

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